Maria Valtorta

Maria Valtorta
(Caserta, 14 marzo 1897 – Viareggio, 12 ottobre 1961) è stata una mistica cattolica italiana.

La vita
Nacque da genitori lombardi. Il padre era ufficiale di cavalleria e la famiglia Valtorta traslocò diverse volte (Faenza, Milano, Voghera, Firenze, Reggio Calabria), prima di stabilirsi definitivamente a Viareggio. La condizione familiare piuttosto agiata permise alla giovane Maria di frequentare il prestigioso Collegio “Bianconi” di Monza, dove ricevette un’educazione classica, segnalandosi soprattutto per l’eccellente padronanza della lingua italiana.
Ma, prima ancora della conclusione degli studi, vi fu lo scoppio della prima guerra mondiale e fu infermiera “samaritana” nell’Ospedale Militare di Firenze, città in cui abitò a lungo e dove fu segnata dalle prove più dure, procurate dalla terribile mamma, che per due volte infranse il suo legittimo sogno d’amore. Inoltre, nel 1920, subì una aggressione da parte di un giovane deviato il quale, sferrando un forte colpo sul fianco con una spranga di ferro, le lesionò la spina dorsale: questo fu l’inizio di un interminabile calvario medico che, nel 1934, la vide infine costretta a letto, semiparalizzata dalla vita in giù.
Nonostante le crescenti difficoltà, Maria Valtorta si dedicò interamente all’approfondimento della fede cristiana cattolica, anche come delegata dell’Azione Cattolica, finché glielo permisero le sue forze. La lettura dell’autobiografia di Teresa di Lisieux, Storia di un’anima, fece maturare in lei la decisione di offrirsi come vittima: «vittima d’Amore prima, per consolare l’Amore divino che non è riamato, e poi anche di Giustizia, per la salvezza delle anime e del mondo.» (Maria Valtorta)
Sopraggiunta la paralisi, pensò di dedicarsi alla scrittura e abbozzò un romanzo a sfondo autobiografico, Il cuore di una donna, che, tuttavia, non condusse mai a termine, in parte per ragioni di obiettiva difficoltà, ma soprattutto perché, nel corso del 1943, la sua vita, che ella credeva ormai prossima alla conclusione, conobbe una svolta radicale.
In quell’anno, ella incontrò un sacerdote servita, padre Romualdo Maria Migliorini, ex-Missionario destinato al convento di Viareggio; questi divenne il suo direttore spirituale e le chiese di scrivere la propria autobiografia. Ella, superata l’iniziale riluttanza a rivangare un passato ancora doloroso, obbedì e, nell’arco di pochi mesi, riempì sette quaderni autografi. Profondamente devota a Maria Addolorata, entrò nel Terz’Ordine dei Servi di Maria il 25 marzo 1944, solennità dell’Annunciazione, proprio presso la comunità di Viareggio.
Un cruciale evento si verificò il 23 Aprile 1943 Venerdì Santo: Maria udì una “voce” – che pensò essere la voce di Gesù – la quale la induceva a scrivere, come sotto dettatura. Quel primo “dettato” segnò l’inizio di un’opera monumentale: tra il 1943 e il 1947, con “punte” fino al 1951, Maria vergò di getto, senza rileggere, centoventidue quaderni autografi, che contengono tutte le opere diverse dall’Autobiografia, scritte a episodi, di getto e in contemporanea. Eppure, da quelle condizioni di salute e di lavoro – per di più aggravate dagli eventi bellici, che la videro anche sfollata – nacquero testi corposi e organici.
Ben presto, la presunta “voce” di Gesù – cui, nei “dettati”, si aggiunsero via via anche l’Eterno Padre, lo Spirito Santo, Maria Santissima e l’Angelo custode della scrittrice – indicò come principale la grande opera sul Vangelo, che, una volta completata, avrebbe visto descritta (in una serie di “visioni”) e commentata (nei “dettati” che accompagnano i singoli episodi) la vita di Gesù e Maria, dall’Immacolata Concezione fino all’Assunzione.
Padre Migliorini cominciò ben presto a formare copie dattiloscritte di quanto Maria andava scrivendo e anche a farle circolare, sebbene ella e anche questa “voce” fossero contrarie a qualsiasi divulgazione degli scritti prima della morte di Maria stessa. Tale divulgazione, tuttavia – necessariamente frammentaria – attirò l’attenzione del Sant’Uffizio, che ordinò il ritiro di tutti i dattiloscritti in circolazione.
L’intera opera della Valtorta fu comunque sottoposta, per una sua valutazione e giudizio, all’allora pontefice Pio XII, il quale dopo averla attentamente consultata diede disposizione di pubblicarla e di leggerla “così come è stata scritta”. Questo per evitare che alcuni zelanti chierici potessero in qualche modo censurare alcuni passaggi e capitoli che a loro dire risultavano essere poco edificanti.
Va detto che l’opera ha subito inoltre approfondite analisi da parte di molti eminenti teologi cattolici i quali dichiararono unanimemente che questa era assolutamente conforme alla ortodossia cattolica.
Maria Valtorta inoltre mentre era impegnata nella stesura del suo Evangelo riuscì a riempire una grande quantità di quaderni tanto da poter formare in seguito ben 3 volumi di oltre 400 pagine l’uno il cui contenuto risultava integrativo dell’opera principale. Questi volumi sono titolati rispettivamente Quaderni 1943 / 1944 / 1945-50.
Si pensò allora ad un’edizione a stampa di tutta l’Opera principale, ma svariate difficoltà si frapposero alla realizzazione del progetto: soltanto nel 1956 vide la luce il primo di quattro volumi, intitolato Il Poema di Gesù, per i tipi delle Edizioni Pisani. Peraltro, nei volumi successivi, che furono pubblicati con cadenza annuale fino al 1959, il titolo – suggerito dal noto clinico Nicola Pende, firmatario del Manifesto degli scienziati razzisti ed estimatore dell’Opera, fu modificato in Il Poema dell’Uomo-Dio, poiché la versione originaria era già stata usata da un’altra casa editrice.
All’indomani della pubblicazione del quarto volume, il 16 dicembre 1959, il Sant’Uffizio condannò l’opera e la iscrisse nell’Indice dei libri proibiti. Il decreto della “Suprema”, come di consueto in simili casi, non era motivato; su L’Osservatore Romano del 6 gennaio 1960, esso fu riportato insieme con un articolo di commento, intitolato “Una vita di Gesù malamente romanzata”. Il provvedimento è discusso nella sezione dedicata alla posizione della Chiesa.
Maria Valtorta, reagì quasi con indifferenza alla notizia della condanna; forse era iniziato quel misterioso processo che la portò, nei suoi ultimi anni, ad estraniarsi dal mondo in misura sempre maggiore.
Morì nella propria casa di Viareggio, il 12 ottobre 1961, e spirò non appena il sacerdote, recitando la preghiera per i moribondi allora in uso, le ebbe rivolto l’invito: “Parti, anima cristiana, da questo mondo”. Fu sepolta nel cimitero viareggino, ma, nel 1973, la salma fu riesumata e traslata a Firenze, nella Sala Capitolare della Basilica della Santissima Annunziata, il cui celebre affresco dell’Annunciazione, ella aveva molto ammirato in vita.
Di recente, l’Ordine dei Servi di Maria ha tentato di introdurre un processo di beatificazione, ma il Vescovo di Lucca, nella cui Diocesi è morta Maria Valtorta, ha proposto di adire l’Arcivescovo di Firenze – adducendo, tra le altre, ragioni di ordine pratico, per essere il Tribunale diocesano già impegnato in un processo di beatificazione alquanto ponderoso – e il Metropolita, una volta designato quale giudice dalla Congregazione per le Cause dei Santi, ha negato l’introduzione della causa, forte del parere negativo, pressoché unanime, dei Vescovi toscani; parere le cui ragioni, peraltro, non sono state comunicate al Postulatore.

L’opera di Maria Valtorta
L’opera completa di Maria Valtorta è edita dal CEV (Centro Editoriale Valtortiano) con sede ad Isola dei Liri in Provincia di Frosinone, che detiene tutti i diritti sugli scritti Valtortiani.
I titoli con cui sono pubblicati gli scritti di Maria Valtorta sono i seguenti:
L’Evangelo come mi è stato Rivelato, in 10 Volumi di circa 500 pagine ciascuno.
I quaderni del 1943, Volume di 717 pagine
I quaderni del 1944, Volume di 751 pagine
I quaderni dal 1945 al 1950, Volume di 627 pagine
Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani, Volume di 281 pagine
Libro di Azaria, Volume di 327 pagine
Quadernetti, Volume di 272 pagine
Autobiografia, Volume di 464 pagine
Lettere a Mons. Carinci, Volume di 142 pagine
Per un totale di circa 8500 pagine!
È chiaro che per fare una breve presentazione di questa opera monumentale occorre sforbiciare parecchie pagine. Per questo mi limiterò a riportare quelle spiegazioni che Gesù ha dato a Maria Valtorta su alcune pagine della Bibbia ancora oscure e sui principali dogmi della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Nell’opera ci sono più citazioni per ogni argomento, io mi sono limitato alle più chiare.
Collegamento con Suor Faustina Kowalska, riportiamo dai Quadernetti a pag. 207 data del 26.05.1953
“Fammi conoscere, Io-Misericordia, e fa’ conoscere le mie preghiere dettate a Suor Faustina a quanti più puoi. Ogni anima che porte Me-Misericordia ti accresce di un grado di gloria. Se tu sapessi quale fiume di grazie Io riverso su chi prega Me-Misericordia! Fammi, fammi, fammi conoscere, e ogni anno, dal Venerdì Santo, giornata per te sempre fatidica, alla Domenica in Albis, fa’ la Novena della Divina Misericordia, per ricondurre a Me tutti quelli che in essa sono ricordati.”

Spiegazioni non nuove rivelazioni
Perché ci sia bisogno di spiegare le parti ancora oscure della Bibbia, Lo dice chiaramente Gesù a Maria Valtorta. Ecco alcune affermazioni di Gesù:
Da I Quaderni del 1943 pag. 621 data 5.12.1943
“L’uomo è portato a male intendere. Non è perfetto nei suoi sensi mistici e nei suoi sensi naturali. Solo vivendo in Me perfeziona i primi, essendo allora Io che opero in lui. L’uomo è anche portato a complicare le cose perché, nella sua tenace e indistruttibile superbia, è sempre attirato alla seduzione di ritoccare l’opera di Dio”
Dal libro Quadernetti Pag. 148 del 3.10.1948
“Gli Apostoli erano: uomini. Come uomini sono tutti i dottori che da 20 secoli leggono il Vangelo senza capire certe frasi-chiave.
Dal libro Quadernetti Pag. 170 del 27.12.1948
“Dio non mente mai. Non esagera mai. Anzi, per pietà, tiene nascoste molte cose sin che è ora di rivelarle, e così il futuro che Egli non ignora.”

Quale Religione? Quale Chiesa?
Nell’opera di Maria Valtorta troviamo spesso riferimenti alla Religione in senso generale e alla Chiesa Cattolica in particolare. Vediamo alcune spiegazioni:
Leggiamo in Quaderni del 1944 pag. 264 del 16.3.1944
“Ma voi lo sapete cosa vuol dire “Religione”? Vuol dire seguire Dio e la sua Legge, non solo cantare dei begli inni, fare delle belle processioni, delle belle funzioni, andare a prediche eleganti, essere il membro A o B della tale associazione. Tutte cose che vellicano il vostro sentimento. E nulla più. Religione vuol dire fare dell’uomo-animale l’uomo semidio. Occorre annullare, attraverso alla religione, l’animalità delle svariate forme che vanno dalla carne al pensiero. Giù la gola, giù la lussuria, via l’avarizia, abbasso l’accidia, sia uccisa la menzogna e la superbia. Siate casti, caritatevoli, umili, onesti, siate insomma come Dio vuole e come Io vi ho insegnato ad essere. Allora sarete adulti nella religione, nella fede, sarete uomini fatti, aventi “dalla pratica addestrate le facoltà al discernimento del bene e del male.”
Dalla Lezione sull’Epistola di Paolo ai Romani pag. 58 del 14.1.1948
“Egli giudicherà per le azioni compiute, non per le origini umane degli uomini. E molti saranno che, credendosi eletti perché cattolici, si vedranno preceduti da molti altri che servirono il Dio vero, a loro ignoto, seguendo la giustizia.”
Ma la Chiesa che ha fondato Gesù di Nazareth è quella Cattolica Apostolica Romana che ha il compito di proclamare il Vangelo. Gesù lo ribadisce spesso. Vediamone alcuni passaggi:
I quaderni del 1943 pag. 286 del 26.8.1946
“Chi assicura la Fede dei cristiani, da venti secoli a questa parte? Le stesse cose. Ho forse modificato Io la Fede? No. Anzi l’ho confermata e le ho costruito intorno la roccaforte della Mia Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, nella quale è la Verità da Me stesso deposta.”
Libro di Azaria pag. 202 del 18.8.1946
“La vera Fede senza lacune: quella Cattolica, perché ogni altra Religione, ogni altra Fede presenta lacune, fratture, perché insolvibili, davanti alle quali trema in certe ore l’animo che sente di non essere nel vero.”

La Creazione
Lezione sull’Epistola di Paolo ai Romani pag. 84, 85, 86, 87, 88 del 12.2.1948
“Ho detto che dal caos Dio creò l’Universo, ordinando le caotiche materie ed elementi in quella perfezione di mondi, stagioni, creature ed elementi, che da milioni di secoli dura. Ma pochi, osservando il Creato, sanno meditare come la creazione sia simile ad una scala ascensionale, ad un canto che sempre più sale da nota a nota sino a toccare la nota perfetta e sublime. Come sia simile ad un generarsi di vite che dalla precedente escono sempre più complete e perfette, sino a raggiungere la completezza perfetta.
E allora si potrebbe dire: “Ecco che con l’uomo, e uomo giusto, si è toccato l’ultimo gradino della scala ascensionale, la nota più alta di questo divino canto, a perfezione della creazione creativa”. No. Tutto ciò è Creazione di un creato sensibile. È processione da processione. È unione della Creazione naturale con una Creazione soprannaturale. Ma non è ancora la Perfezione.
La Perfezione è Gesù. La Perfezione è il Cristo. L’Uomo-Dio. La Perfezione è il Figlio di Dio e dell’Uomo, Colui che, per Divinità, non ebbe che il Padre; Colui che, per l’Umanità, non ebbe che la Madre. Colui che in veste di carne richiuse due Nature. Unite queste due nature, che l’infinita distanza, che è fra la perfezione anche dell’uomo più santo e quella di Dio, tiene sempre separate.”
Libro di Azaria pag. 123 del 9.6.1946
Risposta ai superbi negatori di Dio è ciò che i loro occhi vedono, innegabilmente vedono, e l’impotenza, che la loro superbia non può che costatare, del loro non poter creare dal nulla un filo, un solo filo d’erba. Non è creare ciò che essi fanno di strumenti, o farmaci, o incroci nuovi di metalli, di piante, di animali. Quello è lavorare su materie già esistenti. Creare è quando dal nulla si ottiene questo tutto che vi circonda, questo firmamento con i suoi pianeti, questi mari con le loro acque, questa terra con le piante e gli animali che l’abitano, questi uomini sorti dalla polvere prima, da Dio trasformata in uomo, questo creato uomo che viene non solo vivificato di vita limitata, ma di vita eterna con lo spirito, non solo munito d’istinto ma di intelletto. Questo è creare. E il Creatore si è manifestato nel creare. La prima Epifania di Dio posta come un raggiante sole al principio dei tempi per non offuscarsi più, mai più.

Il peccato originale
Su questo argomento, Dio detta a Maria Valtorta parole che portano luce su questo atto fondamentale della storia dell’umanità, ma lascia spazio ad una spiegazione più semplice che verrà poi data a Don Guido Bortoluzzi. Vediamone alcuni passi:

A. La favoletta della mela.
“Tutto è verità nella Religione. Solo che da millenni e millenni alcune verità sono date e dette con figure o simboli. E questo non basta più ora, in questo secolo di razionalismo e di positivismo e – perché non dirlo? – di incredulità e dubbio che penetrano anche nei miei ministri.
Non basta più. La favoletta del pomo, così come è detta, non persuade, non è accettata, non da aumenti di fede, ma anzi indebolisce la fede sulla verità della Colpa d’origine, e perciò sulla verità della mia venuta per redimere la Colpa d’origine, e perciò sulla mia predicazione perché ero Maestro fra le folle, e perciò sull’istituzione divina della Chiesa, e perciò sulla verità dei Sacramenti, e potrei durare per molto ad elencare quanto fa crollare il non accettare la quarta verità di fede, ossia la colpa di Adamo.

1. La prima verità è l’esistenza di Dio.
2. La seconda, la ribellione di Lucifero e perciò libera trasformazione dell’arcangelo in Demonio, in Satan, e perciò dello spirito del Male e delle Tenebre opposto allo spirito del Bene e della Luce.
3. La terza, la Creazione.
4. La quarta, la colpa di Adamo, anteveduta nella sua divina conseguenza da Lucifero che divenne Satan per non adorare Me, Gesù Cristo, Figlio di Dio, Redentore dell’Uomo, suo Avversario e Vincitore.

La favoletta del pomo non basta più alle folle di oggi e soprattutto ai maestri di oggi, i quali la insegnano male perché il loro pensiero non la può accogliere più. Alla sottile metodica erosione e corrosione del razionalismo e altre tendenze dell’oggi, si opponga una aperta, schietta, plausibile, credibile, dignitosa, versione, l’unica sincera, reale versione del primo peccato. E crederanno di più i maestri, e sapranno far credere di più i fedeli. Ciò che è buono all’alba dell’Umanità fra i crepuscoli dei primi evi, è insufficiente e anche nocivo alla sera dell’Umanità, quando gli spiriti sono adulti e ammaliziati da tante cose.
Diamo luce! Diamo luce! Che nella luce è la vita.”
(I quaderni dal 1945 al 1950, Q. 117, data 4.11.1947 pag. 493 – 494)

B. Il fatto concreto della disubbidienza di Adamo.
Maria Valtorta scrive:

Dice il Dolce Ospite:
“Due cose piccole, insignificanti, se paragonate alle dovizie che Dio aveva concesso all’uomo. E che? Si era dato Lui: Dio, e vietava di mirare un frutto? E che? Aveva dato alla polvere vita naturale e soprannaturale, aveva infuso il suo soffio nell’uomo, e vietava di cogliere un frutto? E che? Aveva fatto l’uomo re di tutte le creature e lo considerava non suddito suo, ma figlio, e vietava di mangiare un frutto? (….) Il pomo non era solo la realtà: frutto. Era anche il simbolo. Il simbolo del diritto divino e del dovere umano. (….) Non violate il diritto di Dio. Non calpestate la legge del dovere vostro. Mai. Tutti i fedeli hanno nel Decalogo, albero della scienza del Bene e del Male, la loro prova di fede, di amore, di ubbidienza. (….) Hanno commesso il primo atto contro l’amore con la superbia, la disubbidienza, la diffidenza, il dubbio, la ribellione, la concupiscenza spirituale e, per ultimo, con la concupiscenza carnale. Dico: per ultimo. Alcuni credono che sia invece stato l’atto primo la concupiscenza carnale. No. Dio è ordine in tutte le cose.

Anche nelle offese verso la legge divina l’uomo peccò:
• prima contro Dio, volendo essere simile a Dio: “dio” nella conoscenza del Bene e del Male, e nella assoluta, e perciò illecita, libertà di agire a suo piacere e volere contro ogni consiglio e divieto di Dio;
• poscia contro l’amore, amandosi disordinatamente, negando a Dio l’amore riverenziale che gli è dovuto, mettendo l’Io al posto di Dio, odiando il suo prossimo futuro: la sua stessa prole, alla quale procurò l’eredità della colpa e della condanna;
• In ultimo contro la sua dignità di creatura regale che aveva avuto il dono di perfetto dominio sui sensi.

Il peccato sensuale non poteva avvenire sinché durava lo stato di Grazia e gli altri stati conseguenti. Poteva esserci tentazione, ma non consumazione della colpa sensuale sinché durava l’innocenza, e perciò il dominio della ragione sul senso.
(Lezioni sull’Epistola di Paolo ai Romani, data 21-28 maggio 1948 pag. 132-133-134-135)

Dice il Divinissimo Autore: (….) Per riparare la lussuria di Adamo
(Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani, Lezione 47, data 8.11.1950 pag. 271)

Dice Gesù:
“Piombato dalla dimora paradisiaca sulla terra, schiacciato dalla rivelazione della sua carne profanata dalla lussuria, torturato dal rimorso di aver causato il suo male, angosciato dalla persuasione d’aver suscitato l’ira punitiva di Dio Creatore, l’uomo non era che un povero essere animale in cui si dibattevano e lievitavano tutte le forze inferiori.”
(I quaderni del 1943, Q. 2, data 16.8.1943 pag. 136)

Da quanto sopra riportato Dio comunica a Maria Valtorta che il peccato originale è un peccato di disubbidienza di Adamo ad un ordine datogli da Dio di non fare una certa cosa, che non è mangiare una mela, ma peccato di concupiscenza carnale, di lussuria. Ora immaginiamo Adamo ed Eva soli nel “Paradiso Terrestre” che commettono peccato di lussuria, di concupiscenza carnale, con chi? C’erano solo loro due. Allora forse era una proibizione a compiere l’atto coniugale in modo diverso da quella naturale che tutti conosciamo? Dio forse aveva proibito di mettere in atto una specie di Kamasutra tra i due? Tutto ciò è molto improbabile, anche perché la vergogna di essere nudi viene dopo l’atto di disobbedienza. La proibizione deve essere stata un’altra, però sempre legata all’atto sessuale. Dalle parole dettate da Dio a Maria Valtorta si può intuire che ad Adamo era stato proibito di compiere un atto sessuale, ma con chi? Dio lo spiega a Don Guido Bortoluzzi.

C. Figli di Dio e figli dell’uomo.
Nel capitolo 6,1-2 del Libro della Genesi leggiamo: 1 “Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.”

I Biblisti, gli esegeti. I Padri della Chiesa e tutti coloro che si sono cimentati per interpretare questi versetti della Bibbia, hanno dato parere diversi e contradditori. Resta ancora molto buio su queste parole. Proviamo a vedere cosa dice Dio a Maria Valtorta in proposito:

Maria Valtorta scrive:
“Sento una notizia che hanno trovato una caverna di scheletri di uomo-scimmia….Penso a come la bellezza dell’opera creativa più perfetta sia potuta avvilire tanto da permettere agli scienziati di negare che l’uomo sia stato creato “uomo” da Dio e non sia l’evoluzione dalla scimmia.
Gesù mi parla e dice: “Cerca la chiave nel capo 6 della Genesi: “Leggilo.”
Lo leggo. Gesù mi chiede: “Capisci?” “No Signore. Capisco che gli uomini divennero subito corrotti e nulla più. Non so che attinenza abbia il capitolo con l’uomo-scimmia”.
Gesù sorride e risponde: “Non sei la sola a non capire. Non capiscono i sapienti e non gli scienziati, non i credenti e non gli atei. Stammi attenta: E comincia a recitare: “E avendo cominciato gli uomini a moltiplicarsi sulla terra e avendo avuto delle figliole, i figli di Dio, o figli di Set, videro che le figliole degli uomini (figlie di Caino) erano belle e sposarono quelle che fra tutte a loro piacquero …. Ora dunque, dopo che i figli di Dio si congiunsero colle figlie degli uomini e queste partorirono, ne vennero fuori degli uomini potenti, famosi nei secoli”. Gli uomini che per potenza del loro scheletro colpiscono i vostri scienziati, che ne deducono che al principio dei tempi l’uomo era molto più alto e forte di quanto è attualmente, e dalla struttura del loro cranio deducono che l’uomo derivi dalla scimmia. I soliti errori degli uomini davanti ai misteri del creato.
Quelli che non erano figli di Dio (….) si spinsero a questo illecito degradante, bestiale. Ed ebbero mostri per figli e figlie. Quei mostri che ora colpiscono i vostri scienziati e li traggono in errore. Quei mostri che, per la potenza delle forme e per una selvaggia bellezza ed un ardenza belluina, frutti del connubio fra Caino e i bruti, fra i bruttissimi figli di Caino e le fiere, sedussero i figli di Dio, ossia i discendenti di Set per Enos, Cainan, Malaleel, Jared, Enoc di Jared, da non confondersi coll’Enoc di Caino, Matusala, Lamec e Noè padre di Sem, Cam e Jafet. Fu allora che Dio, ad impedire che il ramo dei figli di Dio si corrompesse tutto con il ramo dei figli degli uomini, mandò il generale diluvio a spegnere sotto il peso delle acque la libidine degli uomini e a distruggere i mostri generati dalla libidine dei senza Dio, insaziabili nel senso perché arsi dai fuochi di Satana.

E l’uomo, l’uomo attuale, farnetica sulle linee somatiche e sugli angoli zigomatici, e non volendo ammettere un Creatore, perché troppo superbo per poter riconoscere di essere stato fatto, ammette la discendenza dai bruti! Per potersi dire: “Noi, da soli, ci siamo evoluti da animali a uomini”. Si degrada, si auto-degrada, per non volersi umiliare davanti a Dio. E discende: Oh! Se discende! Ai tempi della prima corruzione ebbe di animale l’aspetto. Ora ne ha il pensiero ed il cuore, e la sua anima, per sempre più profondo connubio col male, ha preso il volto di Satana in troppi.

Scrivilo questo dettato nel libro. (….) A controbattere le teorie colpevoli di troppi pseudo – sapienti. (…) Avrei svelato grandi misteri. Perché l’uomo sapesse, ora che i tempi sono maturi. Non è più il tempo di contentare le folle con le favolette. Sotto la metafora delle antiche storie sono le verità chiave a tutti i misteri dell’universo. (…).
E questa pagina mostrala, senza darla, a quelli che tu sai.
(I quaderni dal 1945 al 1950, q. 108, data 30.12.1946 pag. 339- 340- 341)
Dai Quadernetti pag. 157 del 5.11.1948
“Ancora sul peccato d’origine Gesù mi indica i dettati del 2 aprile 1944 e 5 aprile 1944 (extra opera, ma P. Migliorini li ha) Possono illuminare i Dottori difficili.”
Notiamo che anche in queste parole dettate da Gesù a Maria Valtorta non c’è una spiegazione chiara e semplice. Gesù lascia intravvedere, con le sue ultime parole di questo brano che: “…sotto le metafore delle antiche storie sono le verità chiave a tutti i misteri dell’universo e che i tempi sono maturi per svelare questi misteri”, lo spiegherà Don Guido Bortoluzzi.

D. Castigo e conseguenze del peccato originario.
Dice il Dolce Ospite:
“Oltre la condanna immediata e personale e le sue immediate personali conseguenze, il peccato di Adamo e la condanna provocata da esso ha avuto conseguenze che sino alla fine del tempo dureranno, pesando sull’Umanità. Come capostipite della famiglia umana, Adamo ha trasmesso la sua infermità nei suoi discendenti. Non avviene diverso quando un uomo tarato procrea dei figli. Con più o meno virulenza, i veleni della malattia sono nella sua prole, e nella prole della prole, e se, con medicine adatte, la malattia ereditaria da virulenta e datrice di morte può mutare in forma più benigna, pure mai, quei figli, e i figli dei figli, saranno sani come quelli venuti da un sangue sano. (….) Questo dolore empie il mondo, si tramanda da generazione a generazione, né finirà sinché non avrà fine il mondo.

(….) Ho detto: “Molti si ribellano dicendo: “Ė giusto questo? Non poteva il Redentore rendere tutta la perfezione?” Ė giusto. Tutto in Dio è giusto. L’uomo non fu ferito in uno scontro con Dio, per cui Dio dovesse sentirsi in dovere di riparare al danno fatto volontariamente o involontariamente. L’uomo da sé stesso si è volontariamente ferito, e consciamente ferito. Or quando un uomo si ferisce in modo talmente grave, nella vita di ogni giorno, resta o mutilato, o tarato, o segnato almeno da gravi cicatrici; né l’opera di medico può cancellare del tutto il danno, e soprattutto rifare le parti perdute.

Adamo si è mutilato della Grazia e della vita soprannaturale, dell’innocenza, integrità, immunità, immortalità e scienza. E, come capo-stipite di tutta la famiglia, ha trasmesso la sua penosa eredità a tutti i suoi discendenti. (….) Però neppure il Sacrificio dell’Uomo-Dio, capace e sufficiente a restituirvi i doni perduti ed a rielevarvi all’ordine soprannaturale. (Lezioni sull’epistola di Paolo ai Romani, Lezione 23, data 21-28.maggio.1948 pag.137-138-140-141)

Gesù ci ha ridato la possibilità di essere ancora Figli di Dio ma non ha tolto le conseguenze genetiche del peccato d’origine.

La Reincarnazione
È questa una credenza delle religioni orientali in particolare quella Induista. La sua applicazione nella vita quotidiana ha creato le caste che dividono la società e creano grossi problemi per la convivenza, ma soprattutto negano l’amore per il prossimo. Ogni anima ha una vita sola su questa Terra e dopo il Giudizio finale va nel luogo a cui la Giustizia di Dio l’ha destinata, ma vediamo cosa Dio ci dice attraverso Maria Valtorta.
I Quaderni del 1943 pag. 338 del 11.9.1943
“Non c’è bisogno di prove per credere alla seconda vita, che – intanto sappiatelo – non è come arzigogolate voi, ma come ho detto Io: una seconda vita, una, non più vite. Siete uomini e non chicchi di grano che riseminati germogliano una, due, dieci, cento volte per quante sono seminati.”
I Quaderni del 1943 pag. 666 del 14.12.1943
“Sorgente eterna di nuovi spiriti, il Padre crea nel Cielo le anime. Semi destinati a far seme, esse si rivestono d’una carne e, divenute maschio e femmina, in unione di due carni in una, creano in terra nuove vesti per le nuove anime destinate a scendere sulla terra e popolarla di creature di Dio”
I Quaderni del 1944 pag. 48, 49 del 11.1.1944
“Perciò Colui che è Verità e Scienza dice, ripete, insiste, giure, su una vita, unica e sola, della carne, e su una vita, unica e sola dello spirito. Questa vita si vive nella nostra unica giornata di uomini e poi, solo l’ultimo giorno, al comando di Gesù-Dio, risorge per rivestire lo spirito di cui fu veste. Questa vita eterna si ha unicamente per mezzo della nostra giornata unica, e, se in essa abbiamo ucciso una volta lo spirito, mai più esso potrà rincarnarsi per passare, per successive fasi, da morte a vita.
Venuta per voi la sera ed entrati nel sonno della notte umana, non vi è più risurrezione possibile attraverso nuove fasi vitali. Vi è solo, se siete dei morti dello spirito, morte.
(…) Vi fosse stata una seconda o più altre vite, Egli lo avrebbe detto. Non siete parsi o scintoisti; siete “cristiani”. Lasciate dunque le chimere, gli errori, gli inganni che Satana suscita per strapparvi a Dio e credete a quanto Cristo ha detto.”

La fine dei Tempi, il Giudizio, l’Apocalisse
Il Cristianesimo porta la novità assoluta che l’anima dell’uomo è unica, creata da Dio, infusa nella carne umana, alla morte di questo corpo, l’anima si libera e viene giudicata per le sue azioni fatte quando era unita alla carne. L’anima è immortale, vive per l’eternità, non si reincarna, sconta la pena eventualmente datagli da Dio, nel luogo detto “Purgatorio”. Alla fine dei tempi si riunirà al corpo glorioso che Dio gli donerà e se salvata sarà in eterna contemplazione della luce di Dio.
Tutto questo è rivelato nelle Sacre Scritture, Gesù l’ha ulteriormente spiegato a Maria Valtorta, vediamone alcuni passi.
Dai Quadernetti pag. 147, 148, 149 del 3.10.1948
“Dice Gesù in merito ai capitoli 24° di S. Matteo, e specie nel 13° di S. Marco (v 30), nel 21 di S. Luca (v 32), tema ampiamente ripreso e trattato nelle epistole degli Apostoli Pietro, Paolo e Giovanni: «Non ho errato Io nel dire: “Questa generazione non passerà prima che tutto si compia” (anticristo, segni nel cielo, segni nei tempi, fine del mondo, ritorno del Cristo e giudizio finale), perché Io non posso errare.
Ma hanno errato coloro che mi udivano (gli Apostoli e i discepoli) nell’interpretare quelle Mie parole, e misurando e giudicando con misura e giudizio umano hanno interpretato che la generazione di cui Io parlavo fosse la comune generazione umana, dai pochi anni di vita; quindi credettero che entro pochi anni dalla mia morte e risurrezione tutto avesse a compirsi.
E così insegnarono, creando involontariamente un argomento a coloro che non credono in Me, o che più non sono membra vive del Corpo Mistico, per dimostrare che:
I. Il Vangelo è opera di uomini
II. Che quegli uomini non ricevettero mai l’insegnamento di un Maestro Divino
III. Che è menzogna la duplice infusione dello Spirito Santo
IV. (E suprema bestemmia), che il Cristo Dio Uomo non è esistito, che il Verbo non si fece carne e non insegnò mai.
V. Che tutto è fola creata da un gruppo d’uomini
VI. Che la Chiesa come fondata da Cristo è menzogna, una congrega e nulla più, un partito, un’associazione, ma non la Chiesa di Cristo, non il suo mistico Corpo, non la depositaria e maestra della Verità
VII. Che il primato di Pietro e l’assistenza dello Spirito Santo al Vicario di Cristo in cose di fede e morale non esiste
VIII. Che i Sacramenti sono figure, il Sacrificio dell’Altare e ogni rito sono semplice coreografia.
Gli Apostoli erano: uomini. Come uomini sono tutti i dottori che da 20 secoli leggono il Vangelo senza capire certe frasi-chiave.
Essi, gli Apostoli, non hanno compreso lo spirito della mia frase ma l’hanno accolta alla lettera, e quindi hanno creduto che Io parlassi della generazione del loro tempo, e quindi anche hanno giudicato sollecito il mio ritorno.
Errore di irreparabili e dannose conseguenze? No, Esso anzi servì, e serve per secoli e servirà sino alla fine, a tenere desti gli spiriti che possono paragonarsi alle vergini savie. Gli altri, anche senza questo errore, che serve a loro di pretesto per combattere la Verità, sarebbero stati, sono, saranno sempre contro la Verità e Dio e la Chiesa.
Ma ascoltate. La mia frase va intesa così: “Non passerà questa generazione (ero circondato da Apostoli e discepoli, ossia da credenti in Me), questa generazione dei miei figli, dei “figli di Dio” – perché chi crede in Me e mi accoglie, nasce in Dio e da Dio e acquista il diritto di essere figlio di Dio, come è detto da Giovanni al principio del suo Vangelo e nella prima sua epistola (cap. 4 e 5) – prima che venga la fine del mondo con tutti i suoi segni precursori finali.”
Perciò “questa generazione”, la mia, quella dei “figli di Dio”, non sarà passata, morta, distrutta, prima che Io ritorni.
Così andava, e va, interpretata la mia frase per essere capita nella sua verità. E si compatisca chi male intende, anche se Apostolo e Dottore, pensando che anche l’Apostolo e Dottore è ancora sempre un uomo.»

La risurrezione finale
I Quaderni del 1944 pag. 112, 113, 114, 115 del 29.1.1944. Maria Valtorta scrive:
“Ciò che io vedo questa sera: Una immensa estensione di terra. Un mare, tanto e senza confini. Dico “terra” perché vi è della terra come nei campi e nelle vie. Ma non vi è un albero, non uno stelo, non un filo d’erba. Polvere, polvere, polvere.
Vedo questo ad una luce che non è luce. Un chiarore appena disegnato, livido, di una tinta verde-viola quale si nota in tempo di fortissimo temporale o di eclissi totale. Una luce, che fa paura, di astri spenti. Ecco. Il cielo è privo di astri. Non ci sono stelle, non luna, non sole. Il cielo è vuoto come vuota è la terra. Spogliato l’uno dei suoi fiori di luce, l’altra della sua vita vegetale e animale. Sono due immense spoglie di ciò che fu.
Ho tutto l’agio di vedere questa desolata visione della morte dell’universo, che penso sarà dello stesso spetto dell’attimo primo, quando era già cielo e terra ma spopolato il primo d’astri e la seconda nuda di vita, globo già solidificato ma ancora inabitato, trasvolante per gli spazi in attesa che il dito del Creatore le donasse erbe e animali.
Mentre giro lo sguardo su questa desolata scena di cui non comprendo la necessità, vedo, sbucata non so da dove, ritta nel mezzo della piana sconfinata, la Morte. Uno scheletro che ride con i suoi denti scoperti e le sue orbite vuote, regina di quel mondo morto, avvolta nel suo sudario come in un manto. Non ha la falce. Ha già tutto falciato. Gira il suo sguardo vuoto sulla sua messe e ghigna.
E poi dai solchi di terra e da solchi di mare sorgono, ricomponendosi, le bianche cose che ho visto sparse e slegate. Sono milioni e milioni di scheletri che affiorano dagli oceani, che si drizzano su dal suolo. Scheletri di tutte le altezze. Da quelli minuscoli degli infanti dalle manine simili a piccoli ragni polverosi, a quelli di uomini adulti, e anche giganteschi, la cui mole fa pensare a qualche essere antidiluviano. E stanno stupiti e come tremanti, simili a coloro che sono svegliati di soprassalto da un profondo sonno e non si raccapezzano del dove si trovano. La vista di tutti quei corpi scheletriti, biancheggianti in quella “non luce” da Apocalisse, è tremenda.
E poi intorno a quegli scheletri si condensa lentamente una nebulosità simile a nebbia sorgente dal suolo aperto, dagli aperti mari, prende forma e opacità, si fa carne, corpo simile a quello di noi vivi; gli occhi, anzi le occhiaie, si riempiono d’iridi, gli zigomi si coprono di guance, sulle mandibole scoperte si stendono le gengive e le labbra si riformano e i capelli tornano sui crani e le braccia si fanno tornite e le dita agili e tutto il corpo torna vivo, uguale a come è il nostro.
Uguale, ma diverso nell’aspetto. Vi sono corpi bellissimi, di una perfezione di forme e di colori che li fanno simili a capolavori d’arte. Ve ne sono altri orridi, non per sciancature o deformazioni vere e proprie, ma per l’aspetto generale che è più da bruto che da uomo. Occhi torvi, viso contratto, aspetto belluino e, ciò che più mi colpisce, una cupezza che si emana dal corpo aumentando il lividore dell’aria che li circonda. Mentre i bellissimi hanno occhi ridenti, viso sereno, aspetto soave, e emanano una luminosità che fa aureola intorno al loro essere dal capo ai piedi e si irradia all’intorno.
Se tutti fossero come i primi, l’oscurità diverrebbe totale al punto di celare ogni cosa. Ma in virtù dei secondi la luminosità non solo perdura ma aumenta, tanto che posso notare tutto per bene.
I brutti, sul cui destino di maledizione non ho dubbi poiché portano questa maledizione segnata in fronte, tacciono gettando sguardi spauriti e torvi, da sotto in su intorno a sé, e si aggruppano da un lato ad un intimo comando che non intendo ma che deve esser dato da qualcuno e percepito dai risorti. I bellissimi pure si questi bellissimi, cantano un coro lento e soave di benedizione a Dio.
Non vedo altro. Comprendo di aver visto la risurrezione finale.
Dice Gesù: Quando il tempo sarà finito e la vita dovrà essere unicamente Vita nei cieli, il mondo universo tornerà, come hai pensato, ad essere quale era all’inizio, prima d’esser dissolto completamente. Il che avverrà quando Io avrò giudicato.”

Conclusione
Terminiamo con le parole stesse di Gesù in Maria Valtorta, L’Evangelo come mi è stato rivelato, Vol X, del 3.2.1947, pag. 452.
E ancora vi dico: «Prendete, prendete quest’opera e ‘non sigillatela’, ma leggetela e fatela leggere ‘perché il tempo è vicino’ (Giovanni, Apocalisse, cap. 22, v. 10) ‘e chi è santo si faccia ancora più santo’ (v. 11)»
La Grazia del Signore vostro Gesù Cristo sia con tutti quelli che in questo libro vedono un avvicinarsi di Me e sollecitano che si compia, a loro difesa, col grido dell’Amore: «Vieni Signore Gesù!»

Shopping Cart