Il peccato originale

 

Il peccato originale come descritto da Don Guido Bortoluzzi

Ricordate quello che Gesù ha detto a Maria Valtorta sul peccato originale? Ve lo ripeto per sommi capi. “…Concupiscenza carnale…amandosi disordinatamente…. Peccato sensuale…. Lussuria di Adamo…” Epistola ai Romani pag. 271

A don Guido è spiegato e anche fatto vedere.
Adamo ha circa diciassette anni quando nasce la Bambina che sarà sua moglie e perfetta figlia di Dio. Vedendola così bella e perfetta nella mente di Adamo iniziano a formarsi pensieri nuovi. Questi pensieri, anche se don Guido non lo vede perché puro spirito, sono suscitati da Lucifero l’angelo decaduto che odia l’uomo che è stato causa indiretta della sua estromissione dalla Corte Celeste.
Adamo è figlio di Dio con tutti i doni che Dio gli ha dato, tra i quali il libero arbitrio, la libertà di obbedire a Dio o disubbidirgli. Così Adamo pensa di non voler più essere amministratore dei beni creati da Dio e messi a sua disposizione per una vita buona, ma diventarne il padrone e di disporre come lui vuole.
Dio gli aveva proibito di avere rapporti sessuali con Eva, la femmina ancestre, che Dio aveva usato per far nascere la Donna, ma Adamo vuole estromettere Dio ed avere figli suoi. Con la donna, ancora bambina, non poteva generare, così pensa di avere figli con Eva, la femmina ancestre.
Eva non aveva la parola ed i suoi istinti erano quelli degli animali, così pure l’estro della femmina animale quando è fecondabile. In questo periodo fecondo si avvicina ad Adamo e lui, ormai convinto di fare figli belli come lui accetta l’amplesso. Don Guido vede tutto questo direttamente nella visione. Eva rimane incinta e nasce Caino, un mostro ancestre nell’aspetto, quindi animale ma con l’uso della parola, sebbene un po’ storpiata. Caino è figlio dell’uomo con tutti gli istinti e le perversioni della bestia. Adamo ne è sconvolto e capisce l’errore che ha fatto disobbedendo a Dio, ma ormai non c’è più rimedio. Caino è suo figlio e come tale rimane con lui mentre Eva viene cacciata a vivere con gli ancestri, suoi simili, per non ripetere più l’atto sessuale con lei. Aspetta che la Donna, figlia di Dio, raggiunga la maturità sessuale e poi procrea con lei il primo figlio: Abele.

L’ultimo pasto di Abele

Una nuova scena si apre. Davanti al casolare stanno seduti su una panca, in fila da sinistra a destra e con le spalle appoggiate al muro, Caino di quindici anni, la Donna di diciotto in attesa di Seth, l’Uomo di trentatré e Abele di tre. Stanno consumando il loro pasto frugale a base di uova fresche, mele, ecc. Caino porta il frutto del suo raccolto, le mele; Abele, come guardiano del pollaio, porta delle uova. Le mele sono dall’aspetto bello, ma interiormente guaste perché raccolte sotto l’albero e non staccate dalla pianta. Abele addenta la seconda mela marcia, si spazientisce e la lancia contro Caino colpendolo al capo. Poi corre verso l’uscita dello spiazzo per coglierne di buone al di là del casolare.

La morte di Abele

Caino, indispettito dall’affronto, lo rincorre. Si sentono le urla del piccolo. Il padre fa cenno alla moglie di andare a vedere cosa sta succedendo, ma la Donna, fatti pochi passi, è colta dalle doglie del parto e si accascia, sorretta dal marito che le corre in soccorso. Mentre il padre è occupato con la nascita di Seth, i due fratelli rimangono soli. Quando il padre arriva trova il piccino morto sul prato ed i cuccioli ancestri che a quelle grida erano accorsi in suo aiuto. Resta impietrito. I capelli gli si imbiancano dallo choc. Cos’era accaduto?
Quando i cuccioli ancestri, alle grida di Abele, arrivarono in gran numero per portargli aiuto, Caino stava abusando di Abele. Essi, nella loro buona volontà di salvare il piccino, cercarono di dividere i due fratelli tentando di strappare Abele dalle mani di Caino. Ma, strattonandolo per le braccia, gli slogarono le articolazioni e finirono per aggiungere trauma su trauma procurandogli la morte. La scena è di una durezza incredibile. Caino è costretto a mollare la preda. I cuccioli cercano di risollevare Abele, ma non riescono a farlo stare in piedi perché è già morto. Un ancestre adulto, accorso per ultimo, lo solleva con delicatezza e lo depone supino sul prato quand’ecco che arriva il padre.

L’ibridazione

Dopo la morte di Abele, Caino, raggiunge sua madre Eva e procrea con lei dando origine alla stirpe degli uomini. Mentre Adamo viste le tragedie, da lui create con la sua disobbedienza non vuole più procreare. Sarà Seth che unendosi a sua madre, la Donna pura e figlia di Dio, inizierà la stirpe dei figli di Dio. Questi due rami della discendenza di Adamo andranno avanti per molte generazioni, poi, come narra la Bibbia, i figli di Dio ed i figli dell’uomo si incroceranno e prevarranno i caratteri genetici dei figli di Caino, riducendo l’umanità a esseri bestiali da cui Dio ritrae il suo Spirito. Ma ormai essi popolano gran parte della terra, così Dio li stermina con il “diluvio universale”, lasciando in vita Noè che ha ancora i caratteri dei figli di Dio, ma sua moglie no. Comincia l’ascesa dell’uomo verso la civiltà ma le conseguenze del peccato originale rimangono nelle tare genetiche di cui l’umanità ancora soffre e che la Redenzione del Figlio di Dio, Gesù Cristo, non ci ha tolto, ma per la fede in Lui, siamo riammessi al regno dei Figli di Dio, perduto con il peccato originale, come figli adottivi.

Riflessioni e commenti

Nell’ultima spiegazione avvenuta nel 1974 le due Donne, la Vergine Maria e la prima Donna, si fecero sentire nuovamente da don Guido intonando all’unisono alcuni versetti del canone quarto della Messa: “E quando per la sua disobbedienza l’Uomo perse la Tua amicizia, Tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma nella Tua Misericordia a tutti sei venuto incontro perché coloro che Ti cercano Ti possano trovare… Padre Santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, Tuo Figlio come Salvatore”.

Commenta don Guido: ora l’uomo, ri-evoluto dallo stato selvaggio, redento nelle sue facoltà psicofisiche, recuperato, risuscitato dallo stato bestiale, rigenerato da Dio attraverso continui atti di guarigione psicofisica a livello genetico, reso capace di conoscere ed amare Dio per il recupero parziale delle facoltà conoscitive ed intellettive proprie dell’Uomo integro, è chiamato a fare il ‘salto di natura’, cioè a passare dallo stato di natura visibile, sensibile e degli istinti naturali, a quello trascendente, ultrasensibile, spirituale, soprannaturale di figlio di Dio, assumendone il modo di pensare e di esprimersi, che è l’amore, per diventare erede della vita eterna in Comunione con Dio.

Quanti pensatori nei secoli scorsi hanno cercato inutilmente di capire cosa significasse l’espressione ‘Figli di Dio’. Non ha detto forse S. Paolo (Rm.8,19) che “la creazione intera attende con impazienza la rivelazione dei Figli di Dio”? Ciò significa due cose: la prima che la rivelazione non è finita con l’ultimo apostolo poiché se ne doveva attendere un’altra; la seconda che, se viene annunciata da un’autorità come S. Paolo, essa è la più importante rivelazione dopo quella dell’Apocalisse. Infatti questa spiegazione è fondamentale per la comprensione del passo della Genesi 6,3, che a sua volta è la chiave di lettura della Bibbia intera. Essa ci fa capire che Dio creò realmente l’umanità perfetta (vedi l’omelia del Santo Padre del 10 dicembre 2008), ma che, a causa della disobbedienza dei Figli di Dio che imitarono quella di Adamo, le due discendenze parallele, quella dei Figli di Dio e quella dei figli degli uomini, o discendenti di Caino, si fusero in una sola discendenza, che ora abbraccia tutta l’umanità. Perciò tutta l’umanità è divenuta ‘esule (spiritualmente) dal Regno di Dio’ e bisognosa di Redenzione per essere riammessa nel Regno di Dio.
Una contestazione fatta da alcuni è che questa spiegazione, sotto certi aspetti, si distanzia da quella mosaica perché l’immagine di Eva è assai diversa da quella consueta e non imputa alcuna responsabilità del peccato originale alla Donna. Anzi, ribadisce la sua innocenza.

Questa discordanza, che è palese, è dovuta al fatto che nei primi secoli sono avvenute delle manipolazioni della Genesi mosaica: le più importanti sono state fatte dallo ‘scritto yahwista’ al tempo di Re Salomone e, successivamente, dallo ‘scritto sacerdotale’ durante e dopo la cattività in Babilonia. Ne è prova il fatto che nell’antica tradizione orale ebraica si dice che furono due le così dette mogli di Adamo: una, Lilith, che generò mostri e diavoli (cioè gli ibridi) ed una che generò uomini. Non è difficile ravvisare in Lilith la figura di Eva. Questo dimostra, inoltre, che alcune parti della Genesi, anche importanti, andarono perdute, ma che ne è rimasta traccia in alcune espressioni scritte, come quando si parla, senza definirli, dei ‘Figli di Dio’ e dei ‘figli degli uomini’.

Negli ultimi decenni si è addirittura pensato che nella Genesi, proprio per le differenze di stili che si trovano nel testo mosaico, vi abbiano concorso diversi autori. In verità non erano altro che scribi e sacerdoti che hanno voluto ‘aggiornare’, per così dire, ora qua ora là, la Parola di Dio alla cultura corrente. Niente di più presuntuoso che voler insegnare a Dio…! Si può dedurre perciò che la Genesi mosaica contenesse già all’inizio tutte le principali verità, sebbene descritte in forma semplice, e che anche accennasse all’origine dell’Uomo in maniera più convincente. Ma il testo originale mosaico oggi purtroppo non esiste più.
Inoltre Dio, rivelando la creazione a Mosè, ha dovuto adeguarsi alla sua cultura evitando spiegazioni complesse, come quelle sulla genetica, che solo con l’odierna scienza si possono comprendere. Per questo motivo Dio doveva prima o poi intervenire nuovamente per spiegare come sono andate le cose e lo ha fatto dando a don Guido questa spiegazione che integra, con argomentazioni anche scientifiche, le metafore antiche.
Va ribadito che la spiegazione data a don Guido non intende sostituire ciò che è rimasto della Genesi mosaica. Se il Signore ha detto a don Guido che questa rivelazione non è in alternativa a quella mosaica, ma che la integra e ne dà la chiave di lettura, ciò significa che anche la Genesi mosaica va riabilitata.

Purtroppo sappiamo tutti che mai come ai giorni nostri la Genesi mosaica viene contestata da quelli che sostengono l’evoluzionismo il quale attribuisce al ‘caso’, e non a Dio, la causa e l’origine delle specie e della vita stessa. La conseguenza in campo teologico è grave perché, partendo dal presupposto che l’umanità sia un prodotto dell’evoluzione, viene meno anche il concetto dell’Uomo creato con la massima perfezione, quindi del ‘peccato originale’ che lo ha ‘anche biologicamente corrotto’ e infine della necessità della Redenzione, come ancora ebbe a dire sapientemente il Santo Padre Benedetto XVI nell’omelia del 10 dicembre 2008.
Inoltre alcuni critici della Bibbia dicono che il voler conoscere da parte dell’uomo cosa siano il bene e il male, inteso come capacità e libertà dell’uomo di discernere ciò che è bene e ciò che è male, è un diritto dell’uomo e che il divieto di Dio dato ad Adamo è una mancanza d’amore. È evidente che non potevano interpretare la metafora nascosta sotto l’espressione ‘albero della conoscenza del bene e del male’ perché si tratta di un linguaggio ermetico. Tuttavia, quanta arroganza e presunzione sentirsi legittimati a farsi un proprio concetto del ‘bene’ e del ‘male’ pensando che siano valori relativi a seconda dei tempi e dei luoghi!

Per di più questi critici, notando la somiglianza di alcuni episodi con le epopee sumere che, sappiamo, hanno preceduto nel tempo la figura di Mosè, concludono che la Genesi non è che un mito derivato da culture di popoli pagani. Essi non pensano che Dio avrebbe potuto parlare a qualcun altro delle origini dell’uomo ancor prima di aver avvicinato Mosè e che una traccia di quell’insegnamento potrebbe esser rimasta, storpiata, nella cultura sumera la quale non ha saputo cogliere il senso profondo di ciò che avrebbe ricevuto. Altri biblisti mettono in discussione perfino l’esistenza di Abramo, Isacco, Giacobbe e addirittura di Mosè. Non vedono che, togliendo credibilità alla Genesi, mettono in discussione tutta la Bibbia e declassano il Vangelo ad un semplice manuale di etica o di comportamento che per lo più, essi pensano, sia inattuabile.

Sotto il profilo della storicità, non vi è nulla di più storico del racconto della Genesi riguardo alle verità sulle origini del cosmo, dell’umanità e del popolo ebraico perché nei principi fondamentali enunciati dice cose esatte. Attraverso i dati ricavati dal racconto mosaico, quelli integrativi spiegati a don Guido, e le molte conoscenze che ci vengono dalla scienza è che finora non avevano conferme né collocamento sicuro nella mappa del tempo e dello spazio, ora i fatti possono trovare una loro sistemazione e acquisire maggior affidabilità. Per esempio possiamo risalire anche all’epoca e ai luoghi relativi alla comparsa dell’uomo.

Ecco perché la Genesi può essere ritenuta, in senso lato, un libro storico assai più attendibile di tutti i manuali di antropologia, appunto perché parte da certezze in quanto Dio non può sbagliare. Occorre però che lo studio di questo Libro non sia infirmato da preconcetti e che le varie discipline tengano conto di ciò che è stato spiegato ed inseriscano i loro dati su questa traccia certa: un primo periodo lunghissimo di degenerazione della specie umana creata perfetta e di uno successivo, ancor più lungo, di recupero e di ricostruzione da parte di Dio.

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